Rifiuti e discariche. Un binomio che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, è ancora attuale e che è sinonimo di problemi per molti comuni. Con gli impianti di termovalorizzazione si è pensato che si potesse trovare una soluzione efficace alla situazione che in alcune aree (Napoli e Roma fra tutte) è diventata particolarmente pesate. Ma così non è stato. Questa via si è dimostrata positiva solo in parte e, di fatto, presenta molti punti di debolezza, come ad esempio le emissioni di CO2 rilasciate dalla combustione dei materiali raccolti. Da qui la necessità di percorrere strade alternative seguendo la scia degli altri Stati europei che da anni si impegnano nella raccolta differenziata e soprattutto nel riciclo.
Questo l’argomento di discussione del convegno “Plastica e riciclo dei materiali. Un’altra via è possibile”, organizzato da Federazione Green Economy e PolieCo, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Eurispes, che ha presentato uno studio sul ciclo di vita delle plastiche che tende all’approccio “Km 0”.
Delle 1.450.000 tonnellate di rifiuti plastici prodotti annualmente in Italia, se ne raccoglie in maniera differenziata il 70% (7% in più rispetto al 2009) ma non si tratta di un dato positivo. Infatti, di tale percentuale si riesce realmente a riciclare solo il 31%, dimostrando quanto sia ancora fallace il sistema di raccolta e di recupero dei materiali nel nostro Paese. Il confronto con il resto dell’Europa non consola affatto: la nostra posizione in classifica è al 20° posto (su 27) e, se non si riuscirà a trovare una soluzione efficace, l’Italia rischia di perdere gli ingenti finanziamenti che Bruxelles distribuirà tra il 2014 e il 2020 agli Stati che dimostreranno di privilegiare il riciclo alle discariche e agli inceneritori.
Eppure un approccio diverso nei confronti dei rifiuti potrebbe non solo risultare utile per la salvaguardi dell’ambiente ma anche per il rilancio dell’economia del Paese. “Il riciclo è la via concreta per una reale green economy, concetto che purtroppo, spesso è stato usato impropriamente”, afferma Enrico Bobbio, Presidente del Consorzio PolieCo. “Recuperare i materiali, infatti, consente una crescita occupazionale superiore di quasi 10 volte a quella prodotta dalle discariche o dall’incenerimento”, aggiunge Bobbio.
Secondo la Commissione Europea, se i 27 paesi dell’Unione si adeguassero alle normative comunitarie si potrebbero risparmiare 72 miliardi di euro l’anno. Il settore della gestione rifiuti e del riciclaggio incrementerebbe il proprio fatturato di 42 miliardi di euro l’anno, creando 400.000 posti di lavoro entro 2020.
“L’Italia”, spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, “non attuando una corretta gestione del ciclo, esporta ricchezza. Invia in Cina masse di materiale da riciclo con costi enormi e poi riacquista dalla stessa Cina oggetti prodotti con quello stesso materiale senza alcuna garanzia di qualità”. Nella ricerca realizzata dall’Istituto, si cerca di delineare lo scenario relativo alla composizione dei rifiuti plastici e, soprattutto, di mettere in risalto una delle maggiori criticità del settore, ossia i danni economici legati all’export incontrollato dei rifiuti plastici, la cui raccolta differenziata è finanziata attraverso le tasse e i contributi pagati dai cittadini europei, mentre i profitti finiscono il più delle volte nelle tasche di riciclatori e
trasformatori, soprattutto dei paesi dell’estremo oriente.
Al danno finanziario si aggiunge il danno economico, determinato dalla necessità per i produttori europei di attingere a materie prime vergini, anziché a materie prime seconde, e naturalmente il danno ambientale originato dal depauperamento delle risorse.
La proposta di miglioramento, anzi le proposte che ci si augura possano trovare spazio nell’agenda politica, sono molte e vanno da una più consistente raccolta di materiali plastici da smistare attraverso una più efficiente infrastruttura che riesca a separare i diversi tipi di plastica, alla creazione di sinergie industriali per aiutare le imprese a prendere coscienza del fatto che i loro rifiuti possono essere risorse per altre imprese, passando attraverso la promozione del riciclo a “Km 0”. Sul piano finanziario si auspica l’attuazione di una politica di investimenti che riduca i margini di rischio per coloro che investono in impianti di riciclo e misure economiche per favorire i produttori virtuosi, quelli cioè che prediligono la rigenerazione dei materiali al conferimento in discarica.
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