giovedì 13 dicembre 2012

DIRETTA STREAMING SU INTERNET Assemblea nazionale del comitato promotore della legge Zero Waste-rifiuti zero

Roma, 15 dicembre 2012 dalle 10.00 alle 13.00
Assemblea nazionale del comitato promotore della legge Zero Waste-rifiuti zero.
Incontro di 110 organizzazioni da 18 Regioni diverse per chiudere il Testo della Legge di Iniziativa Popolare sui rifiuti ed iniziare ad organizzare la Campagna di mobilitazione per la raccolta firme da gennaio a giugno.
 
 

martedì 11 dicembre 2012

Appuntamento: Torna la tradizionale Fiaccolata di Santa Lucia di Parma 15 dic 2012

 Con le recenti elezioni noi cittadini abbiamo lanciato un segnale ai poteri forti di Parma: l'inceneritore non lo vogliamo!
Non è solo il Movimento 5 stelle che non vuole l'inceneritore, è la cittadinanza che ne pretende la dismissione. Ma un sindaco ed una giunta schierati non bastano.
...
PERCHE' QUESTA MANIFESTAZIONE?
Perché se non ci fossero sovvenzioni pubbliche, che portano denaro ad Iren, l'inceneritore sarebbe anti economico già da oggi.
Perché le centinaia di differenti inquinanti che verranno emessi si assommeranno agli altri già presenti.
Perché i limiti minimi per le diossine sono calcolati su un individuo di 70kg, trascurando i bambini, che pesando meno della metà saranno esposti a dosi doppie degli adulti.
Perché Parma è tra le città con la qualità dell'aria peggiore d'Italia già oggi.
Perché gli sforamenti di PM 10 sono stati superati di oltre il doppio del consentito già dopo un mese e mezzo del 2012.
Perché un inceneritore è classificato come INDUSTRIA INSALUBRE IN CLASSE 1, che significa la più pericolosa possibile per la salute delle persone, lo dice l'articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994 , s.o.n.129) e non è poco.
Perché la trasparenza non esiste, nessun membro del Comune è infatti inserito nella commissione di collaudo del forno.
Perché malgrado il segnale elettorale, non si vuole operare alcun cambiamento nella gestione dei rifiuti.
Perché a Parma si vogliono bruciare i rifiuti di altre città.
Perché sarà bruciato di tutto, come a Piacenza furono bruciati i fanghi del Lambro intrisi di petrolio.
Perché più che mai ora dobbiamo mantenere alta l'attenzione, dissentire da chi continua a non tenere in nessuna considerazione la volontà di una città.

COSA SPERIAMO?
La moltitudine che manifesta ha sempre fatto riflettere, una goccia si perde, ma tante gocce formano un fiume impetuoso.
Noi speriamo che le forze più attente alla salute e all'ambiente, che sappiamo presenti in ogni schieramento, trovino il coraggio di esprimere con fermezza il loro dissenso, convinti che fare politica è mettersi al servizio.
Noi speriamo che se saremo tutti uniti, società civile, mezzi di informazione, politici, allora si opererà un cambiamento.

Illuminiamo la notte di Santa Lucia con la luce della speranza, quella delle nostre fiaccole!

VI ASPETTIAMO NUMEROSISSIMI
FATE GIRARE LA NOTIZIA
INVITATE GLI AMICI
PORTATE LA FAMIGLIA

L'aria di Parma è già oggi irrespirabile.
Chissà come diventerebbe con un enorme camino in più. Dobbiamo gridarlo forte, tutti insieme. Accendiamo insieme la fiammella della speranza.
Il ritrovo è come sempre in piazzale Santa Croce a Parma alle 16,30 di sabato 15 dicembre 2012
Sarà un segno importante, per guardare ancora una volta al futuro con rinnovata speranza. Fatelo sapere anche ai vostri amici, colleghi, collaboratori. Un caro saluto. Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse

Se l'immondizia diventa ricchezza


Federazione Green Economy e PolieCo: un’altra via per ridare vita alla plastica (e non solo)

Rifiuti e discariche. Un binomio che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, è ancora attuale e che è sinonimo di problemi per molti comuni. Con gli impianti di termovalorizzazione si è pensato che si potesse trovare una soluzione efficace alla situazione che in alcune aree (Napoli e Roma fra tutte) è diventata particolarmente pesate. Ma così non è stato. Questa via si è dimostrata positiva solo in parte e, di fatto, presenta molti punti di debolezza, come ad esempio le emissioni di CO2 rilasciate dalla combustione dei materiali raccolti. Da qui la necessità di percorrere strade alternative seguendo la scia degli altri Stati europei che da anni si impegnano nella raccolta differenziata e soprattutto nel riciclo.
Questo l’argomento di discussione del convegno “Plastica e riciclo dei materiali. Un’altra via è possibile”, organizzato da Federazione Green Economy e PolieCo, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Eurispes, che ha presentato uno studio sul ciclo di vita delle plastiche che tende all’approccio “Km 0”.
Delle 1.450.000 tonnellate di rifiuti plastici prodotti annualmente in Italia, se ne raccoglie in maniera differenziata il 70% (7% in più rispetto al 2009) ma non si tratta di un dato positivo. Infatti, di tale percentuale si riesce realmente a riciclare solo il 31%, dimostrando quanto sia ancora fallace il sistema di raccolta e di recupero dei materiali nel nostro Paese. Il confronto con il resto dell’Europa non consola affatto: la nostra posizione in classifica è al 20° posto (su 27) e, se non si riuscirà a trovare una soluzione efficace, l’Italia rischia di perdere gli ingenti finanziamenti che Bruxelles distribuirà tra il 2014 e il 2020 agli Stati che dimostreranno di privilegiare il riciclo alle discariche e agli inceneritori.
Eppure un approccio diverso nei confronti dei rifiuti potrebbe non solo risultare utile per la salvaguardi dell’ambiente ma anche per il rilancio dell’economia del Paese. “Il riciclo è la via concreta per una reale green economy, concetto che purtroppo, spesso è stato usato impropriamente”, afferma Enrico Bobbio, Presidente del Consorzio PolieCo. “Recuperare i materiali, infatti, consente una crescita occupazionale superiore di quasi 10 volte a quella prodotta dalle discariche o dall’incenerimento”, aggiunge Bobbio.
Secondo la Commissione Europea, se i 27 paesi dell’Unione si adeguassero alle normative comunitarie si potrebbero risparmiare 72 miliardi di euro l’anno. Il settore della gestione rifiuti e del riciclaggio incrementerebbe il proprio fatturato di 42 miliardi di euro l’anno, creando 400.000 posti di lavoro entro 2020.
“L’Italia”, spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, “non attuando una corretta gestione del ciclo, esporta ricchezza. Invia in Cina masse di materiale da riciclo con costi enormi e poi riacquista dalla stessa Cina oggetti prodotti con quello stesso materiale senza alcuna garanzia di qualità”. Nella ricerca realizzata dall’Istituto, si cerca di delineare lo scenario relativo alla composizione dei rifiuti plastici e, soprattutto, di mettere in risalto una delle maggiori criticità del settore, ossia i danni economici legati all’export incontrollato dei rifiuti plastici, la cui raccolta differenziata è finanziata attraverso le tasse e i contributi pagati dai cittadini europei, mentre i profitti finiscono il più delle volte nelle tasche di riciclatori e
trasformatori, soprattutto dei paesi dell’estremo oriente.
Al danno finanziario si aggiunge il danno economico, determinato dalla necessità per i produttori europei di attingere a materie prime vergini, anziché a materie prime seconde, e naturalmente il danno ambientale originato dal depauperamento delle risorse.
La proposta di miglioramento, anzi le proposte che ci si augura possano trovare spazio nell’agenda politica, sono molte e vanno da una più consistente raccolta di materiali plastici da smistare attraverso una più efficiente infrastruttura che riesca a separare i diversi tipi di plastica, alla creazione di sinergie industriali per aiutare le imprese a prendere coscienza del fatto che i loro rifiuti possono essere risorse per altre imprese, passando attraverso la promozione del riciclo a “Km 0”. Sul piano finanziario si auspica l’attuazione di una politica di investimenti che riduca i margini di rischio per coloro che investono in impianti di riciclo e misure economiche per favorire i produttori virtuosi, quelli cioè che prediligono la rigenerazione dei materiali al conferimento in discarica.