martedì 11 settembre 2012

Discariche e intimidazioni: il Comitato popolare mirandolese pronto a lottare!

discarica_mirandola
Mirandola (Modena) (da www.infoaut.org)

Ha pochi giorni di vita il C.omitato P.opolare M.irandolese ma comincia a porre quesiti importanti tra le terre colpite dal terremoto,  a cominciare dal  problema dei rifiuti, delle macerie e del suo smaltimento.

Nella zona diventata fulcro principale del ritorno alla “vita” di Mirandola,  si deve registrare la nascita di una  discarica abusiva all’interno di un area industriale dismessa. Quello che emerge è che essendo l’area dimessa da molto tempo, tutto il materiale accatastato non può essere dell’ex azienda stessa, ma evidentemente la zona, tra l’altro vicino anche a scuole e abitazioni, è stata scelta come discarica cittadina per la raccolta delle macerie e rifiuti in generale.
A tutto questo si aggiunge il fatto che, ancora una volta, contro chi decide di mettersi in gioco in difesa della propria terra, ci si mette la forza pubblica. Infatti in questi giorni la questura di Mirandola ha tentato di convocare uno dei componenti del comitato con fare arrogante, per chiedere spiegazioni sul comitato e sulle sue intenzioni.
Questo è il clima che emerge nelle terre colpite dal terremoto, dove tutto deve andare sempre bene e tutto deve essere sempre in ordine, dove non si possono criticare le istituzioni e si deve accettare tutto quello che si decide.
Bene non possiamo far altro che salutare comitati come questo e i tanti che stanno sorgendo nella bassa modenese, per controllare che la ricostruzione avvenga veramente a fronte delle mille promesse fatte dalla politica nazionale e locale.


Comunicato del Comitato Popolare Mirandolese.

Nella Mirandola del post sisma Viale Gramsci non è più solo la lunga strada di collegamento tra il centro ,la zona industriale e la stazione dei treni, ma oramai si può definire l'arteria principale della città. A causa della chiusura del centro storico gravemente danneggiato, V.le Gramsci ha visto spuntare ai suoi lati decine di container e attività commerciali facendolo diventare il fulcro della vita cittadina .Tant'è vero che ogni sabato vi si svolge anche il mercato. Ma questa zona non ha visto solo il fiorire di commercio e artigianato ma purtroppo anche di attività meno nobili e decisamente più dannose .Infatti, grazie ad alcune segnalazioni fatte al Comitato popolare mirandolese, abbiamo potuto constatare come l'area dell’ ex Covalpa sia di fatto diventata una discarica abusiva. Infatti nel piazzale che da su via Bruino vi è accatasta un enorme quantità di legname, ferro ,lana di vetro e altro materiale non identificabile. E' chiaro che questo materiale non provenga dallo stabilimento dell’ex industria alimentare in quanto nella stessa non ci sono segni tangibili di un cantiere attivo. Quindi è facile dedurre che siano rifiuti provenienti da altri cantieri e parcheggiati lì con il bene tacito dei proprietari .La questione si fa ancora più chiara andando a vedere chi è il proprietario dello stabile: una ditta di costruzioni oramai tristemente nota nell'area modenese.
Come Comitato ci chiediamo come sia possibile che in una zona così frequentata ,con un asilo a  poco più di 200m  ,densamente popolata e trafficata si possa permettere, in barba alle regole sullo smaltimento e trattamento dei rifiuti, depositare prodotti dannosi alla salute(lana di vetro) senza alcun tipo di controllo o conseguenza!!
Inoltre questo va ad aggravare una situazione di degrado che da anni coinvolge l'area ex Covalpa. Infatti dopo essere stata acquistata ,non solo è stata lasciata in totale stato di abbandono, ma sui tetti del capannone continuano a esserci, senza alcun tipo di manutenzione centinaia o forse migliaia di lastre del famigerato e cancerogeno eternit!!
Come C.P.M. abbiamo già sollecitato il Comune e soprattutto la figura del Sindaco a vigilare sullo smaltimento delle macerie post sisma(,in quanto il decreto 74 presenta una falla sulla questione del controllo lasciandolo a tutti gli effetti nelle mani dei privati)ottenendo la promessa di un incontro con Arpa. A distanza di 2 settimane dobbiamo constatare che la promessa è rimasta tale e i nostri timori si sono rivelati fondati.
Se sulla  questione degli aiuti economici che tardano (???) ad arrivare il problema va ricercato in primis dalla incapacità e sottovalutazione del governo Monti, sulla questione della tutela della salute e del territorio le amministrazioni comunali devono assolutamente essere vigili competenti e inflessibili.
Il C.P.M. anche grazie all'aiuto dei cittadini continuerà a tenere gli occhi aperti pronto a contrastare chi lucra sulla nostra salute.

martedì 4 settembre 2012

Parma: Inceneritore, richiesta di sequestro: tra gli indagati Ubaldi e Viero


Andrea Viero, direttore generale di Iren (da parmatoday.it)
Tra gli indagati nell'inchiesta della Procura di Parma sulla costruzione dell'inceneritore ci sarebbero l'ex sindaco Elvio Ubaldi e l'amministratore delegato di Enia, Andrea Viero, ora direttore generale di Iren, la multiutility che ha assorbito Enia e ha proseguito i lavori. La Procura ha chiesto nei giorni scorsi il sequestro preventivo del cantiere, ipotizzando i reati di abuso edilizio e abuso d'ufficio, ma senza rendere noti gli indagati, una decina.

Questa sera il Tgr dell'Emilia-Romagna ha reso noto che ci sarebbero anche l'ex responsabile del Servizio ambiente del Comune di Parma, Emanuele Moruzzi, già arrestato nell'inchiesta sul verde pubblico; e il suo collega all'Urbanistica Ivano Savi, preso per un giro di mazzette insieme alla moglie. Nell'elenco, anche il dirigente dell'ufficio Ambiente della Provincia di Parma, Gabriele Alifraco.



L'indagine sarebbe stata avviata dagli esposti delle associazioni contrarie all'impianto e poi approfondita dalla Guardia di Finanza, che ha puntato il dito anche sulla raccolta dei rifiuti, pure affidata senza le prescritte gare d'appalto, come del resto l'incarico di progettazione finito a Hera, la multiutility concorrente. Per le mancate concessioni edilizie l'amministrazione comunale dell'ex sindaco Vignali a un certo punto aveva ordinato la sospensione dei lavori, ma il Tar li fece ripartire e contro questa decisione il Comune, allora in amministrazione commissariale, non fece ricorso, così la Procura potrebbe approfondire anche questo aspetto.